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lezioni private di ragioneria e matematica

Mer Set 27, 2017 11:03 am Da studi

Laureata in economia e commercio con voto 110 e lode, abilitata DOTTORE COMMERCIALISTA, 40enne con esperienza pluriennale nella preparazione universitaria, impartisce accurate …

Problema Iscrizione

Mar Ott 08, 2013 10:34 pm Da Anonymous

Ragazzi ho un problema. Pensavo di aver pagato la mora della rata di giugno ma non è così. Ora non mi fa iscrivere perchè dice che non ho effettuato i pagamenti. Se la pago domani …

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    diffondete

    Anonymous
    incazzat
    Ospite


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    Messaggio Da incazzat Gio Ott 23, 2008 11:21 am

    Per tutti coloro che vogliono interessarsi a ciò che sta succedendo all'università italiana allego questa mail con la preghiera di leggere e diffondere..

    Il nuovo governo, approfittando dell'estate, ha approvato il 25 giugno con la fiducia un decreto (poi legge 133) che modifica profondamente la struttura dell'università:
    1. Ci sarà un taglio di 500 milioni di euro in 3 anni alle università. per alcuni atenei questo potrebbe significare la chiusura.
    Altrimenti:
    2. Con il nuovo decreto le università pubbliche potranno scegliere se diventare fondazioni private o meno.

    PERCHÈ DOVREBBERO DIVENTARE FONDAZIONI PRIVATE?
    3.Per riuscire a finanziarsi aumentando le tasse agli studenti, che non avrebbero più un limite di legge. Le tasse infatti potrebbero aumentare a dismisura, anche raggiungendo i 6-7000 euro(oppore 15mila) l'anno, sul modello delle università americane.

    Inoltre le fondazioni verrebbero finanziate da enti privati, come ad esempio le industrie farmaceutiche (forse le sole a poterselo permettere), e tali enti finirebbero per tagliare le gambe a tutti quei settori universitari e di ricerca che non rientrano nei loro interessi.

    Ma soprattutto sarebbero le ricerche a venir danneggiate pesantemente, non più spinte dal puro interesse culturale e sociale, ma dai fondi messi a disposizione e dalle commissioni dirette degli enti stessi!!

    E IL FUTURO?


    4. Università di serie A e di serie B in base alle disponibilità economiche degli studenti, quindi titoli di studio dal differente peso e possibile perdita del valore legale di questi.

    I collettivi dei vari atenei organizzeranno assemblee per approfondire le conseguenze dei cambiamenti in atto, portati avanti da governi sia di destra che di sinistra di anno in anno, che minacciano quella che DOVREBBE ESSERE una UNIVERSITÀ LIBERA PUBBLICA E DI MASSA.
    Gli studenti, i ricercatori e i professori si stanno già muovendo e i corsi quest'anno non partono per protesta, ma un problema così grave è ancora poco conosciuto.

    Infatti il problema più grave è che nessuno sa niente, i media non ne hanno parlato, se non per screditare a titolo di 'minoranza' chiunque abbia protestato contro questo assurdo disegno di legge!

    Dobbiamo riuscire a bypassare il muro dei giornalisti e delle televisioni controllate da questo governo (maggioranza + opposizione, sia chiaro!!)per far sapere, perché tutto questo non passi indifferente!!

    AIUTACI! L'UNIVERSITÀ NON È SOLO DEGLI STUDENTI MA DI TUTTI!!!!

    FAI GIRARE QUESTA MAIL A TUTTI I TUOI CONTATTI, anche se non studenti, è importante che tutti sappiano e se ne parli!!

    DOCUMENTO UFFICIALE: il decreto legge 112/08 articolo 16 Gazzetta Ufficiale ( )

    Il decreto è già stato pubblicato da più di un mese sulla Gazzetta Ufficiale quindi È GIÀ LEGGE!

    PER ULTERIORI INFORMAZIONI:


    Questa non è una protesta politica ma nell'interesse di tutti Aiutaci a mobilitare tutti perché questo decreto potrebbe cambiare irrevocabilmente l'aspetto dell'istruzione italiana e quindi del paese.



    UN POPOLO IGNORANTE E' PIU' FACILE DA COMANDARE!!

    noi non diventeremo le loro pecore!!
    Anonymous
    DARIOGIU
    Ospite


    diffondete Empty ... il peggior male è l' ignoranza... INFORMIAMOCI

    Messaggio Da DARIOGIU Gio Ott 23, 2008 3:36 pm

    ESATTO! ABBIAMO BISOGNO TUTTI DI INFORMARCI... MOTIVO PER LA QUALE ALLEGO, TUTTO QUELLO CHE DICE LA RIFORMA GELMINI, PER UNA QUESTIONE DI CORRETTEZZA...

    Le leggi e decreti presentate sinora non costituiscono l'intera riforma, ma solo l'inizio di essa. Infatti molte delle proposte strane di cui avrai sentito parlare non fanno ancora parte della legge che sará approvata nei prossimi giorni. I principali punti del decreto sono:

    1) Maestro unico alle elementari (pro: meno spese per lo stato, si evita di trasformare la scula in uno stipendificio, ci sono piú risorse per alzare gli stipendi, il maestro é un unico riferimento per i bambini; contro: ci saranno molti licenziamenti, se il maestro non é bravo il bambino non impara, un maestro solo non sempre sa insegnare bene tutte le materie, se il maestro tende a fare preferenze per alcuni alunni non c'é nessuno che lo controlli...)

    2) Libri scolastici di durata pluriennale disponibili anche gratuitamente in formato elettronico (pro)

    3) Bocciatura per chi ha 5 in condotta (pro: piú disciplina e meno bullismo, contro: potrebbe essere che qualcuno venga ingiustamente bocciato)

    4) Introduzione dell'insegnamento di educazione civica e costituzione ( decisamente pro- la costituzione è il documento fondamentale dello stato, bisogna conoscerle)

    5) Possibilitá di avere un grembiule uguale per tutti i bambini (il preside puó decidere se farlo o meno - proposta neutra, é una possibilitá in piú che viene data, nulla da contestare ma neanche un grande vantaggio per la didattica)

    6) Voto in decimi alle elementari (proposta neutra, forse i voti risultano piú chiari, ma non vedo gran differenza, non é questo che cambia in meglio o in peggio la didattica)

    7) Classi separate per gli stranieri - emendamento della Lega (i bambini stranieri dovranno stare in una classe separata finché non imparano bene l'italiano - io sono contrario a questa proposta, mi sembra una cosa razzista, ma poi ognuno si faccia la sua idea)
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    JAMES
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    Messaggio Da JAMES Gio Ott 23, 2008 6:03 pm

    non cè niente di positivo sia questa riforma sia in tutte le altre porcate di questo governo. Apriamo gli okki qua stanno istutuendo un regime. ........e questa cosa fa veramente schifo......comprendo pienanamente che ognuno di noi ha il suo orientamento politico.....ma non facciamo PARACULISMO.LA SITUAZIONE è MOLTO GRAVE............
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    Marygrà


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    Messaggio Da Marygrà Gio Ott 23, 2008 6:19 pm

    io volevo semplicemente sapere se è vero che giovedi 30 ci sarà una manifestazione riguardante la riforma gelmini alla cittadella universitaria...

    Premesso il fatto che io sono apartitica e che non voglio esprimermi su questa legge (per il semplice fatto che,non sapendo di cosa si parla esattamente,essendo le mie informazioni molto confuse), mi chiedo pechè in tutta italia sono stati fatti sit in pacifici,manifestazioni,scioperi,etc, e di tutto questo nella nostra facoltà non è arrivato neanche l'eco......probabilmente anche questi sono mezzi per informarci,dato che la maggior parte di noi parla a soposito riguardo cose che non sa....ma è solo un mio pensiero...
    Anonymous
    NICK
    Ospite


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    Messaggio Da NICK Gio Ott 23, 2008 6:24 pm

    DOCUMENTO UFFICIALE: il decreto legge 112/08 articolo 16 Gazzetta Ufficiale ( )
    Anonymous
    DARIOGIU
    Ospite


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    Messaggio Da DARIOGIU Gio Ott 23, 2008 6:41 pm

    Io comprendo che ognuno ha il proprio orientamento, tanto che nn mi permtto di usare termini tanto forti quanto inutili, come quelli appena letti..
    concordo a pieno che la situazione è moto grave, motivo per la quale cercherei di far informazione, non demagogia..

    cmq Le iniziative sono
    VENERDI 24 ORE 17.00 - ASSEMBLEA CITTADINA PROMOSSA DALLA FACOLTA' DI LUNGUE

    GIOVEDI 30/ 10 H 9.00
    sciopero (cosi scrivono) generale della scuola e dell'università IN PIAZZA ROMA
    Anonymous
    pippo
    Ospite


    diffondete Empty riforma

    Messaggio Da pippo Gio Ott 23, 2008 8:45 pm

    Questo è l'articolo preciso, prima di parlare, scioperare o criticare sarebbe meglio informarsi bene...


    Art. 16.
    Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università

    1. In attuazione dell'articolo 33 della Costituzione, nel rispetto delle leggi vigenti
    e dell'autonomia didattica, scientifica, organizzativa e finanziaria, le Università
    pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato.
    La delibera di trasformazione e' adottata dal Senato accademico a maggioranza assoluta ed
    e' approvata con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca,
    di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. La trasformazione opera a
    decorrere dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello di adozione della delibera.

    2. Le fondazioni universitarie subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi e nella
    titolarità del patrimonio dell'Università. Al fondo di dotazione delle fondazioni
    universitarie e' trasferita, con decreto dell'Agenzia del demanio, la proprietà dei beni
    immobili già in uso alle Università trasformate.

    3. Gli atti di trasformazione e di trasferimento degli immobili e tutte le operazioni
    ad essi connesse sono esenti da imposte e tasse.

    4. Le fondazioni universitarie sono enti non commerciali e perseguono i propri scopi
    secondo le modalità consentite dalla loro natura giuridica e operano nel rispetto dei
    principi di economicità della gestione. Non e' ammessa in ogni caso la distribuzione di
    utili, in qualsiasi forma. Eventuali proventi, rendite o altri utili derivanti dallo
    svolgimento delle attività previste dagli statuti delle fondazioni universitarie sono
    destinati interamente al perseguimento degli scopi delle medesime.

    5. I trasferimenti a titolo di contributo o di liberalità a favore delle fondazioni
    universitarie sono esenti da tasse e imposte indirette e da diritti dovuti a qualunque
    altro titolo e sono interamente deducibili dal reddito del soggetto erogante. Gli onorari
    notarili relativi agli atti di donazione a favore delle fondazioni universitarie sono
    ridotti del 90 per cento.

    6. Contestualmente alla delibera di trasformazione vengono adottati lo statuto e i
    regolamenti di amministrazione e di contabilità delle fondazioni universitarie, i quali
    devono essere approvati con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della
    ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Lo statuto può
    prevedere l'ingresso nella fondazione universitaria di nuovi soggetti, pubblici o privati.

    7. Le fondazioni universitarie adottano un regolamento di Ateneo per l'amministrazione,
    la finanza e la contabilità, anche in deroga alle norme dell'ordinamento contabile dello
    Stato e degli enti pubblici, fermo restando il rispetto dei vincoli derivanti
    dall'ordinamento comunitario.

    8. Le fondazioni universitarie hanno autonomia gestionale, organizzativa e contabile,
    nel rispetto dei principi stabiliti dal presente articolo.

    9. La gestione economico-finanziaria delle fondazioni universitarie assicura
    l'equilibrio di bilancio. Il bilancio viene redatto con periodicità annuale. Resta fermo
    il sistema di finanziamento pubblico; a tal fine, costituisce elemento di valutazione, a
    fini perequativi, l'entità dei finanziamenti privati di ciascuna fondazione.

    10. La vigilanza sulle fondazioni universitarie e' esercitata dal Ministro
    dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro
    dell'economia e delle finanze. Nei collegi dei sindaci delle fondazioni universitarie e'
    assicurata la presenza dei rappresentanti delle Amministrazioni vigilanti.

    11. La Corte dei conti esercita il controllo sulle fondazioni universitarie secondo le
    modalità previste dalla legge 21 marzo 1958, n. 259 e riferisce annualmente al
    Parlamento. 12. In caso di gravi violazioni di legge afferenti alla corretta gestione
    della fondazione universitaria da parte degli organi di amministrazione o di
    rappresentanza, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca nomina un
    Commissario straordinario senza oneri aggiuntivi a carico del Bilancio dello Stato, con il
    compito di salvaguardare la corretta gestione dell'ente ed entro sei mesi da tale nomina
    procede alla nomina dei nuovi amministratori dell'ente medesimo, secondo quanto previsto
    dallo statuto.

    13. Fino alla stipulazione del primo contratto collettivo di lavoro, al personale
    amministrativo delle fondazioni universitarie si applica il trattamento economico e
    giuridico vigente alla data di entrata in vigore della presente norma.

    14. Alle fondazioni universitarie continuano ad applicarsi tutte le disposizioni
    vigenti per le Università statali in quanto compatibili con il presente articolo e con la
    natura privatistica delle fondazioni medesime.
    Anonymous
    LEO
    Ospite


    diffondete Empty PER COLORO CHE FANNO FINTA DI NON CAPIRE

    Messaggio Da LEO Gio Ott 23, 2008 10:55 pm

    Dal maestro unico ai precari degli enti di ricerca: ecco tutti i motivi di una protesta che da settimane porta in piazza insegnanti, alunni e genitori, tutti contro il ministro dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini.

    Il maestro unico. Il maestro unico. Il ripristino del maestro unico nella scuola primaria sin dal prossimo anno scolastico è uno dei temi che mette d'accordo insegnanti, genitori e buona parte dei pedagogisti. Il team (tre insegnanti che operano su due classi) ha portato la scuola elementare italiana ai primi posti nelle classifiche internazionali. Il nostalgico ritorno al maestro unico, spiegano i sindacati, è dettato soltanto da "necessità di cassa" e accorcerà il tempo scuola a 24 ore settimanali: 4 ore e mezzo al giorno (il testo della legge). Stesso discorso per la scuola dell'Infanzia che dal prossima anno rischia progressivamente di vedersi accorciare il tempo scuola. Attualmente il cosiddetto tempo normale (dalle 8 alle 16) è diffuso nel 92 per centop delle classi. Il Piano Gelmini prevede che progressivamente, e in relazione alle richieste dei genitori, il tempo obbloigatorio passi a 5 ore giornaliere.

    I tagli agli organici della scuola. I pessimisti parlano di smantellamento della scuola pubblica italiana, il governo parla di tagli per eliminare gli sprechi. Sta di fatto che la Finanziaria estiva prevede una autentica cura da cavallo per il personale della scuola. Una serie di "operazioni", come quella del maestro unico o la riduzione delle ore di lezione alla media e al superiore, consentiranno all'esecutivo di tagliare 87 mila e 400 cattedre e 44 mila e 500 posti di personale Ata: amministrativo, tecnico e ausiliario. Saranno i 240 mila docenti precari delle graduatorie provinciali a pagare il salatissimo prezzo della "razionalizzazione" delle risorse e gli 80 mila Ata che ogni anno consentono alle scuole di funzionare (il testo della legge)

    Le classi per gli alunni stranieri. La creazione di classi differenziate per gli alunni stranieri, "rei" di rallentare i processi di apprendimento degli alunni nostrani, non era messa in conto. Ma da quando la Lega ha preteso e ottenuto l'approvazione di una mozione che istituisce di fatto le classi "per soli stranieri" la questione si aggiunge al lungo elenco di motivazioni che portano il mondo della scuola a protestare (il testo della mozione)

    La chiusura delle scuole. Per rastrellare alcune centinaia di posti di dirigente scolastico e, bidello e personale di segreteria il ministro Gelmini ha imposto alle regioni, che si sono ribellate, di mettere mano ai Piani di dimensionamento delle rete scolastica. Secondo i calcoli effettuati dai tecnici di viale Trastevere, una consistente fetta delle 10.766 istituzioni scolastiche articolate in quasi 42 mila plessi scolastici va tagliata. Così circa 2.600 istituzioni scolastiche autonome rischiano di essere smembrate e accorpate ad altri istituti. Ma quello che preoccupa maggiormente gli amministratori locali è che il ministero vorrebbe cancellare dalla mappa scolastica del Paese circa 4.200 plessi con meno di 50 alunni.

    Il contratto dei prof. Non è uno dei punti più indagati dai media ma i sindacati ricordano al governo che maestri e prof hanno il contratto scaduto da 10 mesi. E in tempi di tempeste finanziarie e inflazione galoppante la questione appare di un certo rilievo.

    Il provvedimento "ammazza precari" degli enti di ricerca. Il tourbillon tocca anche le università e gli enti di ricerca dove la protesta ha già dato luogo ad occupazioni e manifestazioni che vedono gomito a gomito studenti e professori, a partire dalla legge 133 sui precari (il testo).
    In base a un disegno di legge, già approvato dalla Camera, che contiene una norma sulla stabilizzazione dei precari, 60 mila cervelli nostrani che fino ad oggi hanno lavorato presso università ed enti di ricerca rischiano di vedere andare in fumo i loro sogni. Se gli enti da cui dipendono non riusciranno a stabilizzarli entro il 30 giugno 2009 dovranno trovarsi un'altra sistemazione: magari all'estero (il testo del provvedimento)

    La privatizzazione delle università. La coppia Tremonti-Gelmini, secondo studenti e mondo accademico, ha messo al collo degli atenei un autentico nodo scorsoio che li metterà nelle mani dei privati. La legge 133 prevede la riduzione annuale, fino al 2013, del Fondo di finanziamento ordinario e un taglio del 46 per cento sulle spese di funzionamento. Un combinato che, tagliando in pochi anni 1,4 miliardi di euro, farà mancare l'ossigeno agli atenei e li costringerà, anche attraverso la trasformazione in Fondazioni, a cercare capitali privati.

    Il turn over "col contagocce". Ogni cinque professori universitari che andranno nei prossimi anni in pensione gli atenei potranno assumere un solo ricercatore. Quella di entrare stabilmente nel mondo universitario, per migliaia di precari già in forze presso gli atenei, diventa un autentico miraggio. Per questo gli studenti dell'Unione degli universitari hanno coniato lo slogan "sorridi ... se ci riesci".
    Anonymous
    DARIOGIU
    Ospite


    diffondete Empty ..LEGGERE...con attenzione...

    Messaggio Da DARIOGIU Lun Ott 27, 2008 5:13 pm

    1 PARTE

    Si contesta la legge 133 (ed altre norme ad essa collegate). In particolare, tre misure in essa contenute.

    Innanzitutto, i tagli al Fondo di finanziamento ordinario. Tagli che, ad avviso degli okkupanti, minaccerebbero il diritto allo studio.

    In secondo luogo, essi avversano una possibilità che la legge introduce a favore degli Atenei: quella, cioè, che quest’ultimi possano costituire Fondazioni di diritto privato. Gli studenti che protestano, ritengono tale misura ignobile, perché a loro avviso equivarrebbe ad una privatizzazione delle università.

    In ultimo, essi lamentano il fatto che la succitata legge 133, preveda un blocco del turnover (nella misura del 20%), che in sostanza ridurrebbe di molto le assunzioni di nuovi prof, all’interno delle Università.

    Partiamo da quest’ultimo punto.
    Innanzitutto è vero che la 133 preveda un blocco del turnover. Ed è vero che su cinque professori che andranno in pensione nei prossimi anni, solo uno verrà assunto per sostituirli. Però va subito aggiunto, che la misura in questione avrà effetto - questo, prevede la 133 - solo fino al 2012. Quindi si tratta di un freno alle nuove assunzioni, che ha carattere transitorio (e molto breve).
    Si dirà: ma perché viene adottata questa misura? E soprattutto: ma è giusta?
    La risposta non può che tenere conto di alcuni dati quantitativi, assolutamente rilevanti.
    Dai primi anni Novanta ad oggi, gli studenti universitari sono aumentati - in valore assoluto - del 7%; mentre il numero dei professori è aumentato del 25%.
    Si dirà: va bene, ma forse era necessario incrementare in modo così consistente, il corpo docente; forse in questo modo si è reso un miglior servizio agli studenti.
    Assolutamente no.

    Il numero dei docenti è cresciuto a dismisura (più di tre volte quello degli studenti), solo per dare lavoro - come spesso avviene in Italia - agli amici, e agli amici degli amici.
    Se ciò non fosse vero, non si riuscirebbero a spiegare alcune cose.

    Ad esempio.
    Negli ultimi sette anni (come ha raccontato Andrea Scaglia su Libero di ieri, e oggi ne ha parlato anche Feltri), nelle nostre università sono stati messi al bando 13.232 posti da associato (quindi da professore di seconda fascia; quindi concorsi per ricercatori). Bene. Sapete quante persone sono state assunte, in realtà?
    A questo punto, molti di voi penseranno: “Che domanda del cazzo! Se sono stati banditi concorsi per 12.232 posti da professore associato, ne saranno state assunte 12.232”.

    E invece no!

    Il numero di coloro che sono divenuti professori associati, nel corso degli ultimi sette anni, è pari a 26.000.
    Cioè le nostre università regalano stipendi da professore associato, a 13.768 persone, prive di una cattedra (universitaria), e prive di studenti.
    Tutto ciò è costato e costa “soltanto” (si fa per dire) 300 milioni di euro. Quelli che okkupano, proteggono queste persone assunte con logica clientelare. Che campano con soldi sottratti agli studenti, alla ricerca, e alla qualità della didattica.

    Ancora.
    Le ragioni per cui è sacrosanto bloccare nuove assunzioni, nelle Facoltà, sono molteplici (oltre a quelle appena esposte).

    Ad esempio.

    Sempre per ragioni clientelari, sempre per dare lavoro agli amici e agli amici degli amici (tutto a spese nostre e a spese degli studenti), dal 2001 ad oggi, i corsi di laurea sono passati da 2.444 a 5.500.
    Anche qui, prevedo l’obiezione: “Ma caro Camelot, se sono aumentati i corsi di laurea, lo si è fatto per venire incontro alle esigenze degli studenti. Solo per dare loro nuovo sapere”.

    Senza dubbio!

    Tanto è vero che in Italia esistono ben 323 corsi di laurea (Libero sostiene siano 327), con 15 - DICASI QUINDICI!!! - studenti. Questi corsi, per carità, mica sono stati creati ad hoc, per dare posti di lavoro a professori universitari e ricercatori. Ma quando mai!
    Non finisce qui. Perché nel nostro meraviglioso paese - davvero il Bengodi - esistono anche 37 corsi di laurea, con un solo - DICASI UNO!!! - studente iscritto. Tutto normale, tutto logico.

    Ancora.

    Siccome l’Università viene usata dai prof, come un feudo personale (sovvenzionato, però, dal contribuente), ci sono altri corsi di laurea che hanno un seguito assai cospicuo, e che giammai sono stati creati solo per dare posti di lavoro ad amici e parenti. Per carità!

    Ad esempio nella - economicamente - disastrata università di Firenze (di cui si parlerà anche dopo), esiste un corso di laurea in Scienze delle Religioni, che vanta addirittura ZERO iscritti. Così come esiste un altro corso in laurea, quello in Scienze Pedagogiche, che di iscritti ne ha addirittura UNO.

    Ma non finisce qui.

    Ad Arezzo, ad esempio, esiste un corso di laurea in Storia dell’Antichità, frequentato da ben TRE iscritti. Per non parlare, poi, di quello in Società, Culture e Istituzioni d’Europa, che è affollatissimo: SETTE immatricolati, addirittura (chissà che ressa, la mattina, per accedere all’aula!).

    Ancora.

    Stamane, sull’inserto napoletano del Corriere della Sera - il Corriere del Mezzogiorno - sono apparsi due articoli. Argomento: okkupazioni in corso a L’Orientale (che, come sanno tutti i campani, è uno degli Atenei più rossi d’Italia! Ma questo vuol dire poco, altro importa).
    In uno dei due articoli, il giornalista Fabrizio Geremicca ci racconta che i tagli al Fondo di finanziamento ordinario, probabilmente, faranno “chiudere” alcune cattedre universitarie.

    Domanda: perché?

    Perché nessuno - o quasi - è iscritto ai corsi ad esse associati. Dunque, stante il taglio ai finanziamenti, si ridurranno gli sprechi, tagliando corsi poco o nulla seguiti.
    Il giornalista, ad esempio, intervista - come lui dice - “Valentina, una bella ragazza bionda di 21 anni”. La quale, racconta:
    “Io, al secondo anno, sono l’unica studentessa che segue Amarico, la lingua ufficiale che si studia in Etiopia. C’è un solo docente. Se passerà questa legge, quando lui andrà via, l’insegnamento si spegnerà”.

    Beata questa fanciulla: segue un corso tutta sola soletta, e con un prof a sua completa disposizione. Una regina!

    Sempre a L’Orientale, poi, esiste un corso di laurea (va detto che nella suddetta Università si studiano, appunto, soprattutto lingue orientali) ove viene insegnato il berbero. Corso seguito da un fiume di persone: 20 iscritti.

    Ora, tenuto conto dei molteplici corsi di laurea inutili, creati solo per dare posti di lavoro ad amici; e tenuto conto del fatto che molti di essi abbiano un seguito modestissimo, non vi pare ragionevole limitare nuove assunzioni - come prevede la legge 133 - fino al 2012? Non vi pare ragionevole sostituire solo un professore ogni cinque che andranno in pensione? Non vi pare giusto ridurre gli sprechi che, in parte lo si è dimostrato (e ancora se ne parlerà), sono uno scandalo che urla vendetta?
    La ratio della norma, è proprio questa: contenere gli sprechi, adeguare il numero dei professori all’effettiva popolazione universitaria complessiva.
    Non mi sembra iniquo, tutto ciò.

    Inoltre, il capitolo sprechi ben si lega ad un’altra questione, che è alla base delle proteste degli studenti: i tagli al Fondo di finanziamento ordinario.
    Partiamo dai numeri: nel 2009 si taglieranno soltanto - e ribadisco soltanto - 63,5 milioni di euro; nel 2013 si arriverà a tagliare 455 milioni di euro.
    Ora, come già detto, in parte si è mostrato come le Università - in tutta Italia - producano sprechi: mantenere in vita corsi di laurea frequentati da uno - o pochi iscritti - è un costo abnorme. Irragionevole, e per di più pagato da tutti. Studenti in primis.

    Dunque, le sforbiciate volute del duo Tremonti/Gelmini, vanno valutate in quest’ottica: quella della razionalizzazione dei costi.
    In più, nel 2009, la limatura è assai contenuta. Soprattutto se la si valuta in rapporto a quella voluta da Fabio Mussi.
    Che, come racconta il neo-Rettore della Sapienza (forse, però, ricordando male, e sottostimando la somma):
    “Ha tolto 87 milioni di euro alla ricerca per darli agli autotrasportatori che protestavano contro il caro benzina. Chiaramente è stata una scelta dell’allora ministro dell’Economia, Padoa Schioppa, ma Mussi non ha detto niente e in quel caso nessuno ha manifestato”.

    Già, verrebbe da chiedere: ma i bamboccioni che oggi protestano, perché non hanno okkupato anche ieri? Semplice: perché le loro okkupazioni hanno natura politica, servono solo a contestare Berlusconi. Sono proteste pregiudiziali, e non di merito.
    Tuttavia, sopra si è detto che il Rettore della Sapienza, Luigi Frati, forse ricorda male.
    E per un motivo: Guido Trombetti - Presidente della conferenza dei Rettori - all’epoca dei fatti, parlava di un importo ben più consistente (era il 26 luglio 2006):
    “Difficile immaginare un inizio peggiore della politica del governo Prodi verso l’università e gli enti di ricerca”.

    “Le conseguenze del nuovo taglio, misurabili in non meno di duecento milioni di euro dall’anno prossimo, avranno conseguenze devastanti sulla qualità della didattica e della ricerca”.

    200 milioni di euro di tagli, a partire dal 2007: e perché nessuno protestò, allora? Perché c’era il governo amico, al potere. Ovvio!
    Tuttavia, nessuno - qui - vuole negare l’entità della sforbiciata che il centrodestra ha deliberato. Sicuramente essa è consistente.
    Ma qui la si considera necessaria e utile.

    E tale la si valuta, perché tutte le Università d’Italia - a causa di una gestione scellerata, clientelare e nepotistica da parte del corpo docente -, versano in una condizione drammatica: che si caratterizza per un numero eccessivo di corsi di laurea, per un numero eccessivo di dipartimenti, e per uno scialacquio di risorse ignobile.
    Infatti non c’è solo il problema dei corsi di laurea “fantasma”, cioè con pochi studenti, creati solo per dare lavoro a professori e ricercatori amici: c’è anche di peggio.
    Ci sono situazioni grottesche, come quella dell’Università di Firenze.
    Che pur avendo i conti in rosso - per un numero eccessivo di prof, che assorbono oltre il 90% delle risorse disponibili grazie al Fondo di finanziamento ordinario -, addirittura - ascoltate bene - si permette il lusso di possedere 40 ettari di terreno, in località San Casciano Val di Pesaro, per produrre vino, olio extravergine e grappa. Cosa cacchio c’entrano il vino e la grappa, con la mission di un’Università?
    Nulla! Ma il precedente Rettore di quell’Ateneo, faceva il bello e il cattivo tempo. Con i soldi degli studenti, s‘intende!

    Lo stesso Rettore, addirittura, stanziò nel bilancio 1,2 milioni di euro, per trasformare il terreno succitato, in un agriturismo!
    Pensiate siano pochi, i casi come questo?

    Affatto! Ce ne sono centinaia in tutta Italia. Perché l’Università - come ogni altro comparto pubblico - è gestita in modo pessimo. Con logiche che nulla hanno a che vedere con la didattica.
    Chi difende lo status quo, chi lamenta l’eccessiva onerosità dei tagli, vuole - in alcuni casi in buona fede - che lo scialacquio continui! Che il denaro pubblico venga ancora impiegato soprattutto per pagare stipendi, a professori in sovrannumero!
    Ed è qui che arriviamo al punto: gli studenti che protestano, lamentano il fatto che i tagli finiranno per ridurre i finanziamenti alla ricerca, per peggiorare la didattica, e per produrre un aumento delle tasse universitarie per gli studenti.
    E’ falso!

    Partiamo dalle tasse universitarie.

    Esse, nove casi su dieci, non aumenteranno affatto, a causa dei tagli.
    E per un motivo: sono soggette a dei tetti, a dei massimali. E si dà il caso che tali massimali siano già applicati da quasi tutte le università.
    A stabilire dei tetti ai versamenti degli studenti, è il Regolamento n. 305 del 1997 (ancora in vigore):
    “(…) la contribuzione studentesca non può eccedere il 20 per cento dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato”.
    Come già detto: questo limite è già stato raggiunto (in molti casi).
    Dunque è un falso, che le tasse possano aumentare - nove casi su dieci - in virtù dei tagli. E’ solo un’arma usata dagli okkupanti per fare “terrorismo psicologico”, per diffondere panico, e per raccogliere consensi attorno alle proteste.

    Ancora.


    Altra balla: i tagli al Fondo di finanziamento ordinario, ridurranno i finanziamenti alla ricerca, in modo massiccio.
    Ciò non è vero, per un semplice motivo: che il 90% del Fondo succitato, purtroppo, oggi è impiegato per pagare stipendi ai prof; e soltanto il 10% viene usato per la ricerca (per scelta delle singole Facoltà).
    E allora qui ritorniamo a monte: è il numero elevato di professori universitari, che produce sperpero di risorse.

    Se la più parte delle Università ha un numero così elevato di docenti, da dover impiegare oltre il 90% delle risorse erogate dallo stato (che come più avanti si dirà, è vietato dalla legge), per pagare loro lo stipendio, vuol dire che evidentemente le Università non sono gestite nell’interesse degli studenti, ma solo nell’interesse dei professori universitari. E la didattica, e la qualità dell’insegnamento ne risentono.
    Non a caso, una recente ricerca pubblicata da Times, inserisce una sola Università italiana, tra le duecento migliori al mondo: quella di Bologna (che si colloca al 192° posto). Nessun’altra Università - nemmeno la Bocconi - figura tra le migliori.
    Di chi è la colpa di ciò? Chi governa le Università, il caso? Oppure professori universitari che paiono più interessati al proprio potere, che alla qualità dell’istruzione che impartiscono?
    Chi protesta, chi occupa, difende i “baroni”: non il diritto allo studio, che non è intaccato da quei tagli.
    Chi protesta, chi occupa, difende gli illeciti dei baroni, proprio così!
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    DARIOGIU
    Ospite


    diffondete Empty ...LEGGERE..con attenzione..

    Messaggio Da DARIOGIU Lun Ott 27, 2008 5:14 pm

    2° PARTE

    ...
    Come si è detto, per legge, i finanziamenti dello stato non possono essere usati in percentuali superiori al 90%, per pagare stipendi. A dirlo, non è il pirla che vi scrive, ma la legge 449/97 , art. 51, comma 6, punto 4:
    “Le spese fisse e obbligatorie per il personale di ruolo delle università statali non possono eccedere il 90 per cento dei trasferimenti statali sul fondo per il finanziamento ordinario”.
    E sono svariate diecine, invece, le Università che superano questa soglia, violando la legge!
    Qui, per ragioni di brevità, se ne elencherà solo alcune.
    Ad esempio c’è l’Università dell’Aquila, il cui Rettore - Ferdinando Di Iorio (candidato alla Presidenza della Regione Abruzzo, con la Sinistra l’Arcobaleno) -, ha molto male amministrato l’Ateneo: quest’ultimo, infatti, vanta un disavanzo di 12 milioni di euro; e in spregio alla legge sopramenzionata - e come molte altre Università - impiega il 95,5% del Fondo (di finanziamento ordinario) per pagare stipendi. E non si può, per legge! E lo stesso Rettore, tollera esistano corsi di laurea con otto - dicasi otto - iscritti: come quello che si tiene a Celano, in Ingegneria agroindustriale.
    Ora, se in moltissimi casi, le Università impiegano oltre il 90% del Fondo che la Gelmini e Tremonti vogliono decurtare, per pagare gli stipendi ai docenti universitari in sovrannumero: mi dite in che modo tutto ciò potrà ripercuotersi negativamente sul diritto allo studio?

    I tagli, assieme al blocco del turnover, porteranno solo benefici agli studenti: saranno ridotti i corsi di laurea frequentati solo da poche anime; sarà bloccato l’ingresso di nuovi professori che non servirebbero! Se non ci fossero troppi professori, rispetto agli studenti, non ci sarebbe bisogno di impiegare oltre il 90% del Fondo per pagare loro lo stipendio!
    E lo si è detto all’inizio: dagli anni Novanta ad oggi, gli studenti universitari sono aumentati del 7%; mentre i docenti (universitari) del 25%! A cosa cacchio servono, tutti questi prof?
    Invece, tra qualche anno, dopo che saranno stati cancellati i corsi frequentati da zero iscritti (e dopo che sarà stata razionalizzata la spesa per stipendi), ciascun Ateneo disporrà di più risorse, rispetto ad oggi, da destinare alla ricerca e alla didattica.
    Inoltre, che la storiella che le Università italiane facciano schifo, perché i fondi sono pochi, è una cazzata sesquipedale.

    Come raccontano i prof universitari - nonché economisti - del sito Noise from Amerika:
    ““si deve a Roberto Perotti aver chiarito (già in The Italian University System: Rules vs. Incentives e di nuovo in “L’Università truccata”, Einaudi) che la mancanza di fondi è un falso mito. Tenendo opportunamente conto della circostanza che un numero notevole di studenti iscritti non ha più un rapporto con l’università e dunque non grava in alcun senso sulle strutture universitarie, la spesa annuale per studente risulta in Italia “la più alta al mondo dopo Usa, Svizzera e Svezia““.
    Lo ribadisco: chi occupa, lo fa soltanto a favore dei professorini! Per mantenere in vita lo status quo.

    Quelli che subiranno perdite, infatti, sono i “baroni”. Quelli che, ordinari a tempo pieno, lavorano 3 ore al giorno, arrivando a guadagnare 10.000 euro al mese (pagati da tutti noi).
    Quelli che, nelle Università, assumono figli, nipoti e parenti vari. E le cifre lo documentano in modo impietoso.
    Le percentuali di omonimia, all’interno dei singoli Atenei, sono vergognose, da paese del Terzo Mondo.

    A Medicina, il “tasso di omonimia” è mai inferiore al 20%. In alcune università del Sud Italia, invece, arriva addirittura al 40%.
    Nel dettaglio, ecco alcune cifre (con relativa tabella):
    A La Sapienza di Roma, il 20% dei prof ha lo stesso cognome (sono parenti!).
    Alla Cattolica di Roma, invece, la percentuale è del 15%.
    Alla Statale di Milano, la percentuale di prof con lo stesso cognome è pari all’11,8%.
    Alla Federico II di Napoli, l’omonimia arriva al 23,5%. Alla Seconda Università (sempre di Napoli), invece, la percentuale sale al 27,5%.

    A Messina, i prof con lo stesso cognome sono il 33%.
    A Bologna sono il 17,2%. A Padova sono il 3,7%. Alla Università Tor Vergata di Roma, sono il 13%. All’Università di Torino sono il 13,6%.
    Domanda: volete che la situazione continui così? Volete continuino ad essere creati corsi di laurea fasulli, con tre iscritti, che servono solo ad assumere figli e nipoti di “baroni“?
    Prego, fate pure. L’essenziale, però, è che non diciate che protestate per difendere il diritto allo studio. Perché è un falso!
    Altra cosa che viene contestata: il fatto che la legge 133, preveda la possibilità - la facoltà, non l’obbligo - che le università possano dare vita a fondazioni di diritto privato.

    Ecco, soffermiamoci su un paio di punti che sono dirimenti:
    “Le fondazioni universitarie sono enti non commerciali e perseguono i propri scopi secondo le modalità consentite dalla loro natura giuridica e operano nel rispetto dei principi di economicità della gestione. Non e’ ammessa in ogni caso la distribuzione di utili, in qualsiasi forma. Eventuali proventi, rendite o altri utili derivanti dallo svolgimento delle attività previste dagli statuti delle fondazioni universitarie sono destinati interamente al perseguimento degli scopi delle medesime”.
    Dunque le fondazioni non possono svolgere attività commerciali o perseguire scopi di lucro, né possono utilizzare i proventi per distribuire dividendi.

    Ancora:

    “Alle fondazioni universitarie continuano ad applicarsi tutte le disposizioni vigenti per le Università statali in quanto compatibili con il presente articolo e con la natura privatistica delle fondazioni medesime”.
    Il che vuol dire, ad esempio e tra le tante cose, che se domani un’Università dovesse trasformarsi in una Fondazione, rimarrebbe in vigore la norma citata sopra, sul limite delle tasse universitarie. Per gli studenti, nulla evolverebbe in peggio.
    Inoltre le Fondazioni sarebbe sempre soggette al controllo del Ministero dell’Università e a quello della Corte dei Conti.
    Ma quello che mi preme sottolineare, è un’altra cosa: una norma equivalente, già esiste.
    Fu approvata dal centrosinistra - c’era il governo Amato, all’epoca, appoggiato anche dal Pdci -, nel 2000; ed entrò in vigore nel 2001.
    Si tratta del Decreto del Presidente della Repubblica 254/2001, “Regolamento recante criteri e modalità per la costituzione di fondazioni universitarie di diritto privato, a norma dell’articolo 59, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388”.
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    Messaggio Da yahoo Lun Ott 27, 2008 8:05 pm

    prima critica:
    dal momento che l'università è pubblica perchè dovrebbe tagliare i corsi per poche o una sola persona?!, non è mica un privato che insegue la logica del profitto, è come se ci fosse un reparto ospedaliero funzionante per pochi pazienti......che facciamo allora chiudiamo il reparto perchè non conviene pagare i dottori per pochi pazienti?!?? La classe dirigente poteva iniziare a tagliare costi da altre fonti.
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    diffondete Empty seconda critica

    Messaggio Da yahoo Lun Ott 27, 2008 11:59 pm

    La legge 133 approvata il 6 agosto scorso - ex decreto Brunetta - e le sue norme sull’università: possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato, tagli al fondo di finanziamento ordinario (un miliardo e mezzo di euro in 5 anni) e blocco del turn-over al 20 per cento (modulo 5 a 1: per cinque docenti in pensione ne entra solo uno).


    Al di là di qualsiasi discorso in merito alla corretta distribuzione del fondo pubblico, la possibilità di una privatizzazione dell’ istruzione nasconde un grave pericolo:

    è un attentato al Diritto allo studio previsto dalla Costituzione italiana.

    Articolo 3 della Costituzione:

    Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

    Art. 33.

    L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

    Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

    La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

    È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.

    Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti leggi dello Stato.

    Art. 34.

    La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

    In merito a soli questi 3 articoli mi pare evidente l’incompatibilità della 133 con la Costituzione italiana con l’insana pretesa di una reggente autarchica che non sovviene al giusto equilibrio degno di una Repubblica con democrazia rappresentativa il cui obiettivo è l’eguaglianza tra i cittadini e una corretta gestione delle libertà.

    L’ennesima prova che il governo Berlusconi riesce a tutelare solo gli interessi di quella classe arrivista, senza scrupoli e soprattutto senza alcun fondamento etico del vivere civile che manderebbe in rovina l’intero universo se solo non esistessero dei naturali circuiti per cui ad un certo punto “crakkano” della loro stessa superbia e speculazione.

    c.v.d. Vedesi l’indecente crisi economica americana, il cui sistema estremamente liberale, non tutela e non garantisce quel giusto equilibrio di cui ha bisogno un sano sistema economico-politico, e che ciclicamente collassa sulla sua stessa ridicola accezione di libertà.
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    Messaggio Da DARIOGIU Ven Nov 07, 2008 11:21 pm

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    Messaggio Da DARIOGIU Ven Nov 07, 2008 11:24 pm

    Via libera alle linee guida per l'università
    IL SOLE 24 ORE

    Via libera del Consiglio dei ministri alle linee guida per l'università con una serie di misure urgenti su diritto allo studio, valorizzazione del merito, ricambio generazionale dentro l'università e riqualificazione della spesa. È stato anche approvato il decreto legge che «non è la riforma dell'Università - ha spiegato il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Mariastella Gelmini - è un provvedimento piccolo di tre articoli e un quarto di copertura» con disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l'efficienza del sistema universitario.
    Per rendere più efficace e più oculata la gestione delle risorse delle università, il Consiglio dei ministri ha stanziato 500 milioni di euro «che saranno assegnati sulla base della valutazione scientifica, in modo meritocratico». La cifra corrisponde a circa il 5% del fondo per il finanziamento ordinario delle università. Previste anche penalizzazioni per gli atenei non virtuosi, «perché non é corretto trattarli allo stesso modo».
    In pratica le università con i conti in rosso non potranno bandire nuovi concorsi per assumere personale docente e amministrativo. «È un segnale importante - dice Gelmini - dimostra che possiamo spendere meglio e puntare sulla qualità della ricerca, utilizzando parametri già a disposizione con il sistema di valutazione del Civr». L'obiettivo è «evitare la distribuzione a pioggia delle risorse e incentivare le Università a migliorare la ricerca».

    Restano i tagli per il 2010. I tagli previsti per il 2010, nella manovra economica varata la scorsa estate, «rimangono», ma «abbiamo davanti un anno per cominciare un percorso di riforma che possa rendere quel taglio meno doloroso». Per il ministro, procedere alla «razionalizzazione dei corsi, all'eliminazione dei corsi con un solo studente, alla diminuzione delle sedi decentrate» farà «realizzare risparmi che renderanno quel taglio meno doloroso».

    Quattro le priorità delle linee guida. È durata un'ora e venti la riunione del Consiglio dei ministri tutta dedicata all'università. Le linee guida per il mondo accademico illustrate dal ministro Gelmini in Consiglio dei ministri saranno ora oggetto di confronto con il mondo accademico e in Parlamento. «Le linee guida sono un documento programmatico di legislatura - ha spiegato Gelmini - che offriamo al dibattito con il mondo accademico e che sarà oggetto di discussione nelle commissioni competenti e nelle Aule parlamentari». Quattro le priorità delle linee guida:la riforma del reclutamento dei docenti e dei ricercatori, la riforma del dottorato di ricerca, un forte impegno sulla valutazione e riforma della governance.

    Arrivano 135 milioni per le borse di studio. Nel decreto legge sono contenute disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l'efficienza del sistema universitario. Il provvedimento prevede anche lo stanziamento di 135 milioni di euro per borse di studio. Le borse di studio, ha spiegato il ministro, verranno assegnate a tutti i ragazzi meritevoli e capaci, a tutti gli aventi diritto. «È la prima volta che il Paese riesce a coprire tutte le necessitá e a garantire tutti gli aventi diritto. In genere venivano esclusi circa 40 mila ragazzi, per la prima volta 180 mila ragazzi riceveranno questa borsa di studio». Nel pacchetto anche 65 milioni di euro per le residenze universitarie che consentiranno la realizzazione di 1.700 posti letto in più.

    Trasparenza nei concorsi. Più trasparenza nei concorsi: sarà eletto un pool molto ampio di professori all'interno del quale saranno estratte a sorte le persone che faranno parte della commissione. In questo modo si vuole evitare il rischio di predeterminare l'esito dei concorsi. Una norma del decreto legge interviene escludendo dal blocco del turnover gli enti di ricerca.

    Stop ai concorsi in 7 atenei. Bloccato il reclutamento di ricercatori, associati e ordinari nelle università che dedicano agli assegni fissi per il personale più del 90% del fondo statale Nel mirino gli atenei di Bari, Cassino, Firenze, L'Aquila, Napoli (L'Orientale), Pisa e Trieste.

    Non ci sarà il blocco dei concorsi già banditi. Per ogni docente che andrà in pensione negli atenei potranno essere assunti due ricercatori. Il 60% delle nuove assunzioni sarà destinata a nuovi ricercatori. Le università che rinunceranno a trattenere i docenti oltre i 70 anni potranno raddoppiare il numero dei ricercatori. Sul fronte delle assunzioni il ministro ha chiarito che «non ci sarà il blocco dei concorsi già banditi. Cambierà, però, il meccanismo per la composizione delle commissioni di valutazione, dettato dal sorteggio. Questa è la motivazione del ricorso alla decretazione d'urgenza».

    Sì ad assunzioni nelle istituzioni di alta formazione musicale. Il Cdm ha dato anche il via libera a uno schema di Dpr che autorizza il ministero dell'Istruzione ad assumere personale docente di prima e seconda fascia presso le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica: si tratta di 110 unità di personale. Il provvedimento è legato all'urgenza di dotare le Accademie, i Conservatori di musica e gli Istituti superiori per le industrie artistiche di professionalità idonee a garantirne il funzionamento didattico.
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    Messaggio Da sonoioo Sab Nov 08, 2008 2:52 am

    ragazzi non prendiamoci in giro, qualcosa bisogna cambiare nel nostro Paese, così non potrà mai andare avanti!
    questa riforma ha come unico scopo quello di, premiare i "meritevoli", a partire dagli studenti a finire alle università che si sanno gestire al meglio...
    non hanno sicuramente nessuna intenzione di fare un attentato al diritto allo studio. Credo che si stia un pò esagerando nel polemizzare queste riforma.
    Che senso ha, tenere un corso aperto con un massimo di dieci studenti??? bisogna essere anche un pò obiettivi... e noi siamo pure una facoltà di economia...
    Poi mi chiedo... tutte le università italiane ricevono gli stessi fondi... anzi, mettiamo i puntini sulle "i"... le nostre care università siciliane, insieme a quelle di, Roma "La Sapienza", Napoli e Cagliari... hanno ricevuto fino ad adesso, 100 milioni di euro in più, rispetto alle altre... perkè le nostre uni sono sempre in deficit?????? dove vanno a finire questi soldi...???? sicuramente non a nostro vantaggio...
    Un'altra cosa... non è assolutamente vero che, si vuol mettere da parte la ricerca... vogliono togliere i docenti anziani e al posto loro prenderanno 3 ricercatori...
    Costruiranno più case dello studente, e di conseguenza ci saranno più posti letto; aumenteranno le borse di studio ai meritevoli!!!
    Tutto questo casino, conviene farlo, a chi, "giustamente", vuole continuare a "lavorare", non facendo nulla dalla mattina alla sera e a tutti quei studenti che decidono di studiare tanto per farlo...

    P.s.James yahoo e incazzat... aprite gli occhi voi... nessuno parla di politica perkè su quello c'è moooolto da parlare su entrambi gli schieramenti... in Italia siamo abituati PURTROPPO a fare sempre i soliti discorsi e a scannarci destra contro sinistra e viceversa, quando ciò dovrebbe esistere solo al momento delle elezioni e poi pensare tutti a migliorare questo paese...
    Davanti a certe situazioni bisogna essere obiettivi, e soprattutto noi, non possiamo lamentarci di questa riforma, quando dovremmo essere i primi a vergognarci...
    Ci lamentiamo tutti sull'organizzazione e sulla gestione della nostra università, e adesso...??? ...

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